Differenze tra scadenza e consumarsi preferibilmente entro il

Argomento su cui regna ancora molta confusione. Tante persone non hanno ben chiaro il concetto di scadenza e non sanno che il limite di conservazione di un alimento può essere espresso con due distinte formule. Conoscendole possiamo evitare di allarmarci e buttare del cibo ancora buono.



Per tantissimi alimenti, ma non tutti, è obbligatoria l'indicazione circa la data utile entro cui dovrebbe essere venduto e quindi consumato.
A seconda della tipologia di cibo, la legge prevede due formule.

Da consumarsi entro il
Una data perentoria, espressa solitamente in forma molto precisa. Indica il limite massimo entro cui quel determinato cibo può essere consumato. Oltre si definisce scaduto e potrebbe risultare pericoloso per la salute.

Naturalmente dopo tale data non può essere venduto. I supermercati sono obbligati a rimuovere alimenti scaduti dagli scaffali. Allo stesso modo si sconsiglia fortemente di mangiarli.

Invero la data rappresenta una sorta di media, stabilita in termini cautelativi. La reale salubrità di un cibo dipende da molti fattori oltre al tempo. Alcuni alimenti potrebbero rovinarsi ancor prima della data di scadenza, magari per errata conservazione, altri ancora possono invece durare un po' più di tempo.

Insomma, basta usare un po' di buon senso. Se un prodotto dura un mese, non è che il giorno prima è buono e quello dopo assolutamente da buttare.

Da consumarsi preferibilmente entro il
La si trova anche come da consumarsi preferibilmente entro la fine di. Cosa significa?
In questo caso non viene stabilita una data precisa ma solo un termine minimo di conservazione.

La parola preferibilmente nella formula sta ad indicare che, per quell'alimento, viene indicato un periodo entro cui dovrebbe mantenere inalterate le sue proprietà nutrizionali e organolettiche. Ma il fatto di consumarlo entro tale data è una nostra preferenza, volendo potremmo mangiarlo anche dopo.
Certo, superando quel periodo, magari non eccessivamente, non è garantito che quel prodotto sia ancora buono al palato, che apporti tutti i suoi nutrienti.

Anche in questo caso un po' di buonsenso non guasta. Come appena detto la data non deve considerarsi come un limite insormontabile. Ma è anche vero che non è consigliabile andare troppo oltre. Esempio, se un prodotto in bottiglia dura un anno, ammesso che sia stato conservato correttamente, probabilmente non avremo problemi anche uno o 2 mesi dopo la data indicata sulla confezione. Magari è meno buono, una bibita potrebbe risultare meno gassata, ma non dovrebbe far male.


Alcuni alimenti, come il tonno e le conserve ittiche in generale, presentano scadenze nell'ordine di 4-5 anni con la dicitura "preferibilmente". Se la latta è in buone condizioni, non presenta segni di ruggine, spesso il contenuto rimane buono per periodi molto più lunghi. Addirittura c'è chi considera il tonno scaduto migliore come gusto, invecchiato e maturato, e non esiterebbe a mangiarlo anche alcuni anni dopo la scadenza.

Secondo alcune normative e sentenze che ho trovato in rete, sembra che gli alimenti con la formula del -preferibilmente-, oltre la data di scadenza non si considerano necessariamente deperiti e possano ancora essere mantenuti in vendita. In ogni caso sarebbe corretto farlo presente al cliente, giusto per una questione di trasparenza.